Come nasce davvero un mezcal artigianale - 9 STEP - VOL2.

Pubblicato il 2 dicembre 2025 alle ore 10:43

Il viaggio di un distillato che non può essere industrializzato

 

Parlare di mezcal significa parlare di tempo, terra e mani. Nessun altro distillato al mondo vive un processo produttivo così legato alla natura e così dipendente dalla sensibilità dell’uomo. Ogni bottiglia è la fotografia liquida di un luogo, di una stagione e di una tradizione familiare.

 

In un’epoca dominata da linee di produzione automatizzate, il mezcal artigianale resiste come un rito antico, uno dei pochi distillati rimasti davvero “fatti a mano”. Per questo capire come nasce è fondamentale per apprezzarlo davvero.

 

1. L’agave: una pianta che cresce al ritmo della natura

 

La storia del mezcal parte molto prima della distillazione: inizia con una piña che ha impiegato tra 7 e 30 anni per maturare. A differenza della canna da zucchero o dei cereali, l’agave non si pianta per raccoglierlo l’anno successivo.

È una pianta che cresce lentamente, assorbe la mineralità del suolo, si adatta al clima, soffre la siccità, si fortifica sotto il sole e si espande nelle zone più impervie del Messico.


Le varietà più utilizzate

  • Espadín: la più comune, versatile, ideale per chi si avvicina al mezcal.
  • Tobalá: selvatico, raro, complesso e profondamente aromatico.
  • Madrecuixe & Cuishe: agavi sottili e verticali, dal profilo erbaceo e minerale.
  • Tepeztate: cresce in terreni rocciosi, maturazione lunghissima, intensità aromatica unica.

 

Ogni varietà è un mondo: da sola può cambiare completamente il profilo del distillato.

 

2. La raccolta: il lavoro dei jimadores

 

La raccolta dell’agave è un momento sacro. Il jimador, armato di coa – la lama circolare tradizionale – rimuove meticolosamente le foglie esterne fino a liberare il cuore della pianta: la piña.

 

La precisione è tutto.

Un taglio troppo superficiale porta amarezze.

Uno troppo profondo spreca materiali preziosi.

 

È un lavoro di esperienza, non di forza.

Ed è tramandato da generazioni.

3. La cottura: quando fuoco e terra iniziano il miracolo

 

È nella cottura che il mezcal inizia a prendere forma. E qui avviene la prima grande differenza con la tequila: mentre quest’ultima viene cotta in forni industriali a vapore, il mezcal viene tradizionalmente cotto in forni a terra.

 

Un processo ancestrale, che non si può replicare artificialmente.

 

Il processo del forno a terra

 

  1. Si scava una fossa nel terreno.
  2. Si riempie di legna e pietre vulcaniche.
  3. Si accende un fuoco intenso finché le pietre non diventano incandescenti.
  4. Si posizionano le piñas, tagliate in pezzi.
  5. Si copre tutto con foglie, teli di fibra naturale e terra.

 

Il risultato? Una cottura lenta, che dura giorni, e regala all’agave quelle note torbate, affumicate e terrigne che rendono riconoscibile il mezcal.

 

Non è affumicatura.

Non è aggiunta aromatica.

È la conseguenza naturale di un metodo di cottura che risale a centinaia di anni fa.

 

4. La macinazione: la tahona e la forza animale

 

Una volta cotte, le pigne diventano fibrose, morbide, dolci. A questo punto vanno frantumate per estrarre i succhi fermentabili.

 

Il metodo più diffuso è la tahona: una grande ruota di pietra che gira su un piano circolare, spinta da un mulo, un cavallo o – in alcune comunità – ancora dall’uomo.

 

La macinazione non è un semplice passaggio tecnico: è uno step che incide profondamente sul risultato finale.

E ogni maestro mezcalero ha la propria “firma” nella consistenza della fibra e nella gestione dei tempi di frantumazione.

 

5. La fermentazione: dove la natura decide tutto

 

La fermentazione nel mezcal è quasi sempre spontanea. Nessun lievito aggiunto, nessun controllo della temperatura, nessun intervento invasivo.

 

Il mosto fermenta in:

 

  • tini di legno
  • fosse scavate nella pietra
  • vasche di terra battuta
  • recipienti ricavati da tronchi d’albero

 

Il risultato dipende da tutto:

 

  • il clima del villaggio
  • l’altitudine
  • il tipo di legno
  • i microrganismi locali
  • la stagione della raccolta

 

Ogni fermentazione è unica e irripetibile.

È qui che il mezcal diventa realmente “figlio del suo territorio”.

6. La distillazione: arte pura, non tecnica


La distillazione può avvenire in diversi tipi di alambicchi:

  • rame
  • argilla
  • legno
  • combinazioni miste

 

Gli alambicchi in argilla sono tra i più affascinanti: regalano un carattere terroso e profondo, ma sono estremamente difficili da manovrare.

 

Il maestro mezcalero non segue formule fisse. Non lavora con termometri o strumenti elettronici. Lavora con:

 

  • l’odore
  • il suono del gorgoglio
  • il colore delle prime gocce
  • l’istinto

 

È un processo quasi rituale, in cui ogni taglio – testa, cuore e coda – cambia tutto.

La parte “buona”, il cuore, è la porzione centrale del distillato: pura, pulita, equilibrata.

 

7. Il reposo: il tempo come ingrediente

 

Il mezcal può essere:

 

  • Joven: non invecchiato, esprime al massimo l’identità dell’agave.
  • Reposado: riposa in legno brevemente, senza perdere natura.
  • Añejo: più morbido, vanigliato, adatto a chi arriva dal mondo del whisky.

 

Il legno non è protagonista, come nei rum o nei bourbon.

Il vero protagonista rimane sempre l’agave.

 

8. Perché il mezcal artigianale è così diverso dalla tequila industriale

 

La tequila moderna è spesso prodotta in grande scala:

 

  • estrazione con diffusori
  • lieviti selezionati
  • distillazione continua
  • cotture a vapore
  • standardizzazione del gusto

 

Il mezcal artigianale, invece:

 

  • nasce da metodi ancestrali
  • non usa chimica
  • non accelera i tempi
  • non cerca profili uniformi
  • esprime differenze tra villaggi, famiglie e stagioni

 

È un distillato unico per definizione.

9. Perché tutto questo rende il mezcal un’esperienza speciale

 

Assaggiare mezcal significa percepire il lavoro umano in ogni sip.

Ogni dettaglio cambia il risultato:

 

  • la varietà botanica
  • il suolo
  • il clima
  • il tipo di forno
  • la fermentazione spontanea
  • l’alambicco scelto
  • la sensibilità del maestro

 

È per questo che ogni bottiglia è diversa dalle altre.

Non è un difetto: è la sua più grande ricchezza.

 

Conclusione: il mezcal è un viaggio, non un distillato

 

Capire come nasce un mezcal artigianale significa capire perché oggi sia uno dei distillati più affascinanti del pianeta.

Nasce lentamente, richiede competenze antiche, vive un rapporto intimo con il territorio e porta con sé una storia che si sente a ogni sorso.

 

Per chi ama la mixology, il mezcal è una risorsa creativa infinita.

Per chi ama degustare, è un mondo da esplorare con rispetto.

Per chi cerca autenticità, è semplicemente il punto di arrivo.

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